I perchè di una riflessione sul "fine vita"

Da vari mesi anche gli organi di informazione generalista si sono occupati delle tematiche di fine vita, sollecitati dal caso di DJ Fabo e dalla recente sentenza della Corte Costituzionale sul Caso Cappato.

L’assistenza al malato terminale si inserisce nella tematica più ampia del rapporto tra scienza e persona, tra i progressi medico-scientifici nella cura della malattia e il prendersi cura del malato, doverosamente centrato sul rispetto della vita e della dignità della persona fragile.

La medicina moderna consente, infatti, di modificare profondamente il percorso naturale dell’esistenza, di convivere a lungo con situazioni di cronicità, di prolungare artificialmente la vita (ritardando la morte), e anche di “programmare” il momento (anticipato) in cui può terminare la vita.

Tutto questo ha aperto la riflessione della collettività a quesiti nuovi e di non facile soluzione, che si confrontano con l’esperienza del dolore e della sofferenza, con la declinazione valoriale dei singoli, con aspetti culturali e di credo religioso e, infine, con la medicalizzazione dell’esperienza del morire, tipica della nostra società, che implica una dimensione pubblica della solidarietà e della responsabilità di chi a vario titolo si trova accanto al letto del morente.

Si tratta quindi di un terreno particolarmente complesso, per le tematiche culturali, etiche, bioetiche e giuridiche che vi sono inevitabilmente implicate.

Il presente lavoro cerca di approfondire i termini del fine vita, nel loro significato medico e giuridico, con l’auspicio di fornire strumenti critici di conoscenza per orientarsi nel dibattito in corso.

L’approccio utilizzato è volutamente interdisciplinare, per aprire la riflessione giuridica al punto di vista medico, bioetico e religioso. Una polifonia che si pone l’obiettivo di indagare questioni tanto delicate e socialmente sensibili anche da diverse prospettive, per consentire ai giuristi di integrare alla propria altre sensibilità.

Il numero monografico si articolerà quindi in due parti: le prime 6 schede affronteranno i temi del fine vita, il processo del morire e il limite alle cure, le cure palliative, l’eccesso terapeutico, il suicidio assistito, la sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019, l’eutanasia.

Le successive schede conterranno rispettivamente la riflessione di un autorevole esperto di Bioetica, il prof. Sandro Spinsanti, Direttore dell'Istituto Giano per le Medical Humanities, del dott. Giorgio Zanardo (Medico Anestesista Rianimatore Direttore di U.O. Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Castelfranco Veneto – Istituto Oncologico Veneto), di Don Renzo Pegoraro e Padre Carlo Casalone entrambi della Pontificia Accademia per la Vita e, infine, del dott. Riccardo Di Segni, medico e rabbino capo della Comunità ebraica di Roma.

Con l’ultima scheda APF ha voluto mettere a disposizione uno strumento pratico per la predisposizione delle DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) previste e disciplinate dall’art. 4 della l. n. 219/2917, grazie alla collaborazione con l’Associazione DI.ME (DiversaMenteEtica), ente del terzo settore impegnato nelle tematiche bioetiche della pratica clinica, che ha elaborato il documento e il breve testo esplicativo.

A cura di Avv. Cristina Arata e Avv. Barbara Carnio

 

 

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